Sono cresciuto in una famiglia religiosa. Mio padre era un ministro ordinato, e la nostra famiglia osservava molte pratiche religiose. Per quanto mio padre predicasse la dottrina, non viveva i principi della Chiesa a casa, almeno, questo è ciò che ho sperimentato. Le mie esperienze sessuali sono iniziate in giovane età e comprendevano isolamento, fantasia, segreti e nascondersi—una vera vita doppia.

Dopo essermi diplomato al liceo, la mia famiglia si è trasferita in un altro stato mentre io sono rimasto per proseguire gli studi universitari in scienze. Il mio isolamento e le mie condotte continuavano a diventare sempre più incontrollabili. Mi sono allontanato dalla religione della mia famiglia e da qualsiasi credenza in Dio. Senza decidere consapevolmente, sono diventato ciò che pensavo fosse un ateo. Per me, non si trattava di come Dio esistesse e io fossi indegno del suo amore o della sua attenzione oppure che Dio esistesse ma non fosse più coinvolto nella mia vita quotidiana. Non mi ponevo domande sul perché cose brutte accadessero a persone buone o innocenti. Non risentivo nemmeno l’ipocrisia religiosa che avevo visto. Per me, semplicemente non c’erano prove convincenti di un’entità divina che esiste nel tempo e nello spazio e che interagisce con la sua creazione.

Anni dopo, quando mio coniuge scoprì le mie condotte e io mi unii a SA, ero lontano da qualunque collegamento con Dio. Sorprendentemente, non avevo problemi con la “parte di Dio” del Programma. Come suggerito dal mio sponsor e dalla nostra letteratura, ho iniziato a considerare il mio gruppo di appartenenza come il mio potere superiore. Era un gruppo di persone che avevano risolto il loro problema di sessodipendenza; erano certamente un potere più grande di me. Avevo fiducia nel gruppo e nel programma di SA. Questo livello di fede era sufficiente per me.

SA mi ha insegnato a prendere le cose in maniera semòlice, e che l’anello da cui dovevo passare era molto più largo di quanto mi aspettassi. Ero felice di sapere che SA non richiedeva che credessi in qualcosa, e che i Dodici Passi erano “solo suggerimenti”. Mi dissero che non dovevo “ingerire” il Secondo Passo “proprio ora” e che avrei potuto affrontarlo a pezzi. Ho anche imparato che tutto ciò di cui avevo bisogno era una mente veramente aperta, rinunciare alla società del dibattito e smettere di preoccuparmi di domande religiose profonde (vedi 12&12, pagina 26). In qualche modo, ero disposto a fare queste cose, anche se non perfettamente, e sicuro, la parte di Dio ha iniziato a infiltrarsi molto gradualmente nella mia vita. Fino ad oggi, non posso dire in quale occasione sono arrivato a credere in un potere più grande di me stesso, ma certamente ho quella convinzione ora. Dovevo solo smettere di combattere e iniziare a praticare il programma SA (ossia, lavorare i Dodici Passi) con tutto l’entusiasmo possibile.

Un esercizio che il mio sponsor suggerì per il Secondo Passo fu di prendere un foglio di carta bianca e scrivere come volevo che fosse il mio potere superiore. Cosa? È un sacrilegio! Che ordine è! Finì per rispondere a questa domanda da un altro esercizio del Secondo Passo: “Quali sono le qualità richieste di un adeguato Potere Superiore?” Fino ad oggi, la domanda delle “qualità richieste” rimane uno degli esercizi più efficaci in tutto il mio lavoro sui Passi. Ha avuto lo stesso impatto per molti dei miei sponsorizzati.

Alla riunione della domenica mattina “Dio come Lo Concepisci” in un ritiro maschile che si svolge due volte all’anno, si andava in cerchio con ogni uomo che descriveva molto brevemente la propria concezione di Dio. Dicevo sempre: “Dio è il potere che mi tiene sobrio.” Questa dichiarazione è stata la mia chiara e completa comprensione di Dio per la maggior parte dei miei 26 anni di sobrietà.

Il Secondo Passo mi chiede di trovare “un Potere più grande” di me stesso; non richiede che trovi il potere più grande dell’universo. Un altro sessodipendente e io stavamo avendo una conversazione molti anni fa sulle nostre comprensioni di Dio, e stavo avendo difficoltà a mettere in parole un certo pensiero. Dopo un paio di tentativi, lui ha suggerito: “Quindi, non pensi che Dio debba sapere tutto o essere onnisciente”—stavamo discutendo degli attributi “omni”—”per non fare un errore.” Sì, pensavo proprio questo! Da allora, sono anche giunto a credere che Dio non debba essere ovunque (onnipresente) per essere presente con me, e che Dio non debba essere onnipotente (o onnipotente) per aiutarmi a rimanere sobrio.

Il Terzo Passo non richiede che io elabori una teologia totale, solo che io abbia una comprensione sufficiente per affrontare il resto dei Passi e continuare a lavorarli.

Non credo che Dio abbia un piano per la mia vita, ma credo che ci sia una cosa chiamata “la volontà di Dio per me” e che la volontà di Dio per me sia anche meglio della mia volontà per me. Come punto di partenza, credo (in verità, so) che la volontà di Dio per me sia di essere sobrio. Questo da solo dice molto di ciò che devo fare. Credo anche che la volontà di Dio per te, mio compagno sessodipendente, sia di essere sobrio, e questo dice anche molto di ciò che devo fare. Queste due convinzioni costituiscono, per me, la parte principale del “piano di Dio” per la mia vita.

Oggi so senza dubbio che sono impotente di fronte alla lussuria. Credo di esserlo sempre stato e di esserlo sempre. Eppure, incontro ancora la lussuria ogni giorno. Quindi, data la mia impotenza nel gestire la lussuria, cosa faccio? Mi arrendo. E nella mia resa, il potere di Dio diventa efficace in me, e io rimango sobrio. Potrei aver bisogno di arrendermi di nuovo tra due giorni, due ore o due minuti, ma quando lo faccio, Dio mi dà il potere—Dio è il potere—di rimanere sobrio. Funziona per me ogni volta. Dio fa per me ciò che non posso fare per me stesso (ossia, mantenermi sobrio), ma Dio non fa per me ciò che posso fare da solo (e questo è arrendermi).

Faccio la mia parte, Dio fa la Sua parte. Quid pro quo.